recensione
tratta da rumore#187 - dicembre 2005
Bologna Hardcore a.d. 2005. I Laghetto sono l'elettroshock
del movimento punk italiano, quello oltranzista
e spietato, quello con nessuna voglia di piegarsi
alle marc(h)ette ska per saziare il mercato, rabbonirsi
i veejays, farsi calare le braghe da un Usuelli
qualsiasi e farsi slappare dalle ragazzine che stravedono
per gli Ska-P. I Laghetto sono un rottame hardcore
figlio tanto della tradizione classica quanto delle
sbavature screamy e postcore degli anni 90, che
gioca con le parole come se fossero mostri di cartapesta
tornando a fare male, ma male davvero. Sotto, il
suono si fa rumore, poi frastuono, si spacca e si
riannoda, si intorbidisce, affetta l'aria, spacca
e ricuce come un chirurgo, stordisce. Bello infine
il packaging, racchiuso dentro buste ammonitrici
tutte diseguali a mo' di pacchetti di bionde. (Franco
Dimauro)
recensione tratta
da
passione alternativa
La differenza sostanziale fra la pazzia di intenti
e la genialità dalle assolute mani superbe,
due divisioni di un'unica medaglia, che riemergono
in possibilità acerbe, in poche e rare apparizioni
sonore, sopratutto se di natura italiana, due caratteristiche
fortemente ricercate dal nulla più ideologico,
che spuntano fuori non volutamente, dalle menti
diversificate, di uomini che uomini non sono, caratteristi
del proprio genio e della propria cultura, altalenanti
verità di un sistema non organizzato, ma
portato avanti per solo impegno di spirito collettivo,
grazie al semplice, scomodo motto, "noi facciamo
ciò che siamo, ciò che vogliamo, ciò
che ci va di essere", sentimento e furore istituzionale,
una via di mezzo fra la voluta concezione della
spirituale sensitività , e l'impegno concreto
di non realizzare cose banali, cose semplici, cose
che fatalmente nessuno vuole più riconoscere
come tali. Diversi, unicamente diversi, diversi
a tal punto di uscire fuori dal guscio di una periodica,
come quella hardcore nostrana, dove prendersi in
giro e sinonimo di malattia, di irriverenza, di
non voglia puramente casuale di creare qualcosa
di vagamente buono, diversi dalle istituzioni di
un pensiero, che attorno a loro galleggia fra il
nullafacente di turno, e l'involuzione della specie
sonora umana, diversi per quello che sono, per quello
che trasmettono, per quello che magistralmente non
rappresentano, fieri fino all'ultimo, menefreghisti
fin dalla nascita. Laghetto, due volte Laghetto,
solo Laghetto, band bolognese al suo secondo lavoro
che non smette di stupire, una scena disastrata
come la nostra, iniettando nelle congenialità
personali, l'innovazione non culturale di una specie
in via d'estinzione, una specie ormai fuori catalogo
da anni, la specie dei sperimentatori dall'innata
forma d'accanimento irrazionale. Sempre loro con
la loro pazzia d'intenti, sempre loro con il loro
hardcore duro e puro, sempre loro con il loro divertimento
incazzato, sempre loro con le medesime forme di
incomprensione dovuta, di bellezza estemporanea.
Urla impazzite dal vento spirito dell'insuccesso
classicamente aspettato con molta ansia, urla inclassificabili
di pura paura cutanea, atte a esaltare completamente
la perfezione di un desiderio che a questo punto
sembra ancora più esaudibile.Un piccolo grande
capolavoro targato Laghetto, un piccolo grande ricordo
di un suono che difficilmente scorderemo.
recensione
tratta da zero2/zero6
Rieccoli questi iconoclasti filosofi del
post-core italiano. Rieccoli con un disco bestiale
e geniale tanto quanto il precedente "Sonate
in bu minore per quattrocento scimmiette urlanti".
Ironia tagliente e cinismo mutuato dalla tristezza
in cui versa la penisola ("Lebbra is the Reason"
in solidarietà al cancro della Fallaci!)
accompagnati da urla hardcore e impianto frammentato
di post-core virulento. I testi e l'attitudine sono
tutto, la musica li sorregge degnamente. Avvertenza:
se volete comprendere i testi ascoltate il disco
libretto alla mano.Rieccoli questi iconoclasti filosofi
del post-core italiano. Rieccoli con un disco bestiale
e geniale tanto quanto il precedente "Sonate
in bu minore per quattrocento scimmiette urlanti".
Ironia tagliente e cinismo mutuato dalla tristezza
in cui versa la penisola ("Lebbra is the Reason"
in solidarietà al cancro della Fallaci!)
accompagnati da urla hardcore e impianto frammentato
di post-core virulento. I testi e l'attitudine sono
tutto, la musica li sorregge degnamente. Avvertenza:
se volete comprendere i testi ascoltate il disco
libretto alla mano.Rieccoli questi iconoclasti filosofi
del post-core italiano. Rieccoli con un disco bestiale
e geniale tanto quanto il precedente "Sonate
in bu minore per quattrocento scimmiette urlanti".
Ironia tagliente e cinismo mutuato dalla tristezza
in cui versa la penisola ("Lebbra is the Reason"
in solidarietà al cancro della Fallaci!)
accompagnati da urla hardcore e impianto frammentato
di post-core virulento. I testi e l'attitudine sono
tutto, la musica li sorregge degnamente. Avvertenza:
se volete comprendere i testi ascoltate il disco
libretto alla mano.Rieccoli questi iconoclasti filosofi
del post-core italiano. Rieccoli con un disco bestiale
e geniale tanto quanto il precedente "Sonate
in bu minore per quattrocento scimmiette urlanti".
Ironia tagliente e cinismo mutuato dalla tristezza
in cui versa la penisola ("Lebbra is the Reason"
in solidarietà al cancro della Fallaci!)
accompagnati da urla hardcore e impianto frammentato
di post-core virulento. I testi e l'attitudine sono
tutto, la musica li sorregge degnamente. Avvertenza:
se volete comprendere i testi ascoltate il disco
libretto alla mano.
recensione tratta
da blow up n.86-87 luglio-agosto 2005
I Laghetto sono degli aspiranti nichilisti,
surreali con punte demenziali, crudeli fin sopra
le righe. Si inventano una struttura da composizione
classica, si divertono con parole e riff palindromi,
elogiano in maniera 'parrocchiale' le destinazioni
dei treppiedi. In pratica offrono una lettura diversificata
dello screaming (post)hardcore in salsa italiana,
andando oltre lo schema quiet/loud. Quello
che impressiona dei bolognesi tuttavia sarà
la sprigionante potenza del loro impianto sonoro,
tanto feroce e nervoso quanto di nettezza chirurgica.
Mi fermo qui con le descrizioni, allertato da un
episodio di Pocapocalisse in cui si prendono per
il culo i recensori troppo esuberanti... (7/8)
(fabio polvani)
recensione
tratta da rumore#161 (giugno 2005)
Con titoli come Avril Lavigne, Per un'estinzione
umana ecosostenibile e Robidalbosco Libero, c'è
il rischio che il lettore superficiale e l'acquirente
affrettato fraintendano intenzioni e ragion d'essere
del quartetto bolognese. Gioverà quindi rispolverare
quanto detto per il loro debutto (n.142) ed aggiornarlo
all'oggi: non di sparate demenziali si tratta, ma
anzi di testimonianze organiche al resto della vena
caustica e grottesca di Tuono Pettinato, John D.Raudo,
Ratigher e G.J.Ottone. Il quale resto è hc
urlato e ossessivo nell'impianto di base, ma maturato
e fattosi nel frattempo più sicuro ed eterogeneo.
Esemplare in questo senso il cuore tematioco e strategico
dell'album, la suite in quattro movimenti Amaritudinis.
Occhio, nel primo, al recitato della finta recensione
di Pocapocalisse... (andrea
pomini)
recensione tratta
da punkster n.9 luglio/agosto 2005
I Laghetto nel tempo li abbiamo definiti
pazzi, demenziali, teatrali, nonsense. Ed altro
ancora. Io li definirei semplicemente geniali. Coniugando
noise e post hardcore di derivazione nobile (Refused,
Unsane, Botch, Breach e avanti così) a testi
colmi d'intelligente provocazione e d'ironico surrealismo,
i bolognesi in una manciata d'anni di intensa attivià
si sono meritatamente issati al vertice della nuova
scena hc italiana. In questo nuovo disco si scagliano
contro Oriana Fallaci tifando per il suo cancro,
inneggiano a Dal Bosco (quello che tirò il
treppiedi sul nostro premier), giocano con i palindromi,
propagandano la distruzione umana tramite la simpatica
pratica dell'auto cannibalismo, sfottono Avril Lavigne.I
Laghetto non sono un gruppo per tutti, ma alla fin
fine poco male: "la massa è pirla, non
seguirla".
recensione
tratta da rocksound punk
Ennesima co-produzione indipendente per il
secondo lavoro dei bolognesi Laghetto, già
recensiti in passato su queste pagine. Un plauso
già se lo meritano per l'adesivo di copertina
che recita "quinti classificati al premio:
gruppo con l'autovettura più bella",
indice di ciò che troverete tra le tracce
di questo cd, da cui emerge tutto il mondo malato
dei Laghetto. Hardcore de-evoluto, sfuriate noise,
testi a metà tra il caustico e l'allucinnato,
attimi di pausa nervosa in mezzo a un bordello degno
del rumorismo giapponese. Tanto per rendere l'idea,
visto che su carta è sempre difficile far
capire di che si tratta, meglio ascoltarsi ancora
una volta "avril lavigne", "lebbra
is the reason" (con un testo su Oriana Fallaci
di rara cattiveria), i quattro movimenti che compongono
"amaritudinis(il mostro)" e "piovo",
splendida conclusione, con delle liriche ancora
una volta sopra le righe. Al di là dei facili
giudizi, un gruppo che merita grandissima attenzione.
recensione tratta
da impattosonoro
In pochi se ne sono accorti. Ma la vera,
unica e tremendamente scontata verità è
che i Laghetto sono dei fighi pazzeschi. Adesso
non guardatemi male, vi prego, se non vi sparo sta
lista di etichette vagamente seriose tipo rock,
post-hardcore, punk-funk, noise-core, varie ed eventuali.
Tutto logicamente slegato. Tutto follemente riunito,
in un flusso di parole nervose, che sguazzano in
una di quelle cose strane che si potrebbero definire
(poc)apocalisse quotidiana. Ditelo alla Fallaci,
cazzo, che "Lebbra Is The Reason". Ci
si fa l'abitudine, e ci vuole un po' di attenzione.
Che non è la solita roba, quella di "Sonate
In Bu Minore Per Quattrocento Scimmiette Urlanti",
disco da annoverare nella lista dei migliori dischi
di sempre, forse. C'hanno un attitudine più
frontale sti Laghetto, più contraddittoria,
più controversa, più treppiedica,
più palindroma, più fottutamente cùl,
più grottescamente e realisticamente reale,
più paradossale, più paradossale di
quello starsystem che ci propina senza pietà
polsini e fascette cariche di fashion, ma così
povere di significato. Perchè finchè
balleremo sarà tutto uguale domani, finchè
muoveremo i culi invece di usare la testa e le mani,
sarà tutto uguale, si. E per fortuna c'è
qualcuno che non si è fatto assuefare. Anche
perchè poi senti un violino, e capisci che
è un piccolo capolavoro questo qui, capisci
troppo, troppe cose. Capisci che i Laghetto sono
fottutamente bravi. A prenderci per il culo. E solo
perchè sparano saggi nonsense sotto chili
di chitarre cartonate con un metallo così
violento e così cannibale, che neanche ci
credi, solo per questo, e per tanti altri veloci
motivi, che spaccano il muro del suono, oltre che
il culo, solo per questo, solo perchè ti
martellano quel che è rimasto del cervello
ormai da anni immerso in una purea di legnoso e
polveroso panc-fanc, solo per questo, "Pocapocalisse"
è il disco definitivo, quello che non deve
mancare nelle case di casalinghe, politici, lanciatori
di treppiedi, fabbricatori di polsini, dubbi recensori
di dischi dall'indubbio valore esistenziale esistenzialista,
palindromi recitatori di recensioni con accento
romagnolo su musichetta malinconica, guide spirituali
munite di fake-guitar che più cùl
non si può. No, non si può.
recensione
tratta da kathodik
Finalmente ritornano i bolognesi Laghetto
con un nuovo album dopo Sonate In Bu Minore
Per 400 Scimmiette Urlanti. Pocapocalisse
(altro titolo da premio) esce tramite la coproduzione
di 4 realtà underground: Donna Bavosa, Shove,
Smartz, Horror Vacui. Confezione apribile dalla
grande grafica (toh, pure il mio beniamino Dr. Pira!)
come sempre. Dunque allora, parliamo un pò
dellalbum. Debbo essere sincero: forse da
degli schizofrenici (pardon, oligofrenici)
come loro, ci si poteva aspettare qualcosa di più
(ma è lo stesso discorso che il professore
fa al primo della classe, me ne capacito). Capiamoci
bene: Pocapocalisse è un album
da ascoltare assolutamente anche perché i
Laghetto sono tra i pochi gruppi ad avere realmente
unurgenza comunicativa (e a continuare, per
lo meno idealmente, laulica tradizione hc
italiana [vd. la citazione Kiniana in Avril Lavigne
e il cantato sicuramente volutamente (se è
italiano questo non lo so e non me ne frega) a-la
Concrete di Amaritudinis)] e in questalbum
[che pure cha dei momenti in cui ti spacchi
dal ridere, vedi (anzi senti) ad exemplum Lebbra
Is The Reason] striscia prepotentemente fuori la
loro reale frustrazione (tipica HC) e la loro incazzatura,
anche socio-politica se vogliamo (al contrario di
Sonate). Tranquilli, la componente pazzoido-demenziale
è sempre presente e spero mai li abbandonerà.
Bene, dopo questo prologo introduttivo, passo a
parlare di ogni singolo pezzo utilizzando lo schema
Titolo/Didascalia, ok? (chi tace acconsente).
Avril Lavigne
Meeeeeeeee
Meeeeeeeee
e poi un attacco
noise-core contro la vacuità della generazione
MTV (quello che si può dire / quello
che si può urlare è solo lurletto
whoooa!) ma anche contro tutte le limitazioni
imposte dal sistema (impariamo a soffocare
lespressione personale limitandoci a fare
quello che ci viene detto), coagulando poi
il senso di tutto il brano nello slogan finale:
La massa è pirla, non seguirla.
Il Conguaglio
La teoria del piacere di Leopardiana memoria spiegata
con parole (astruse) loro nonché come parodiare
i testi urlati (e soprattutto i parlati dietro gli
urlati) dei cosiddetti gruppi hardcore-punk impegnati.
Lebbra Is The Reason
Ottimo noise-core dalle linee cerebrali ma anche
lettera immaginaria spedita ad Oriana Fallaci in
cui viene fuori la natura schizofrenica caratterizzante
i Laghetto. Divertentissimo questo tema del doppio:
formalità/ipocrisia, atmosfera wave-darkeggiante,
accessi incontrollati di cieca furia noise-core
(aridanghete) devastatrice. Finale-elenco di malattie
pseudo-immaginarie (Pier Luigi Diaco,
ahahahahhahaha).
Hey-Yeh (palindrome song)
Trattasi veramente di canzone palindroma dal testo
improbabile urlatissimo.
Amaritudinis (il mostro)
Boh..il testo dice una cosa ed è diviso in
2 parti (destruens e construens, Berchet se studiai
bene quella lezione) e vorrei citarne un pezzo (OK:
il ballo è il nuovo tipo di oppio dei popoli.
Il dancefloor per dimenticarsi che tutto va a rotoli
e che dovremmo combattere ogni secondo della nostra
vita per ogni centimetro. E necessario che
il ribrezzo sia ancora vivo e che non ci si lasci
assuefare dal peggio e non è possibile che
il testo di una canzone punk non conti più
niente. ) ma in realtà trattasi di
fanta-recensione (dellalbum medesimo) decantata
su una base post-rock malinconica. Si
continua con 4 diversi movimenti in
cui si alternano: schegge ultra-core, atmosfere
rarefatte e momenti intimisitici di Concretiana
rimembranza (ricordate Nunc Scio Tenebris
Lux?).
Per UnEsistenza Umana
Ecosostenibile
Il testo è una valida proposta per la salvaguardia
di questo pianeta, musicalmente senza dubbio il
pezzo più adrenalinico. Riffs cerebrali e
neuropatologici come solo nella migliore scuola
Botch. Mmmm, miele per i padiglioni.
Robi Dal Bosco Libero
Anthem acustico da cantare con gli amici attorno
al fuoco, dedicato ovviamente al giornalista del
famoso lancio. Ma perché quando cè
nè bisogno, non cè mai
unalabarda a disposizione?. Dellultima
canzone non dico niente perché: 1) sto schemino
mha rotto i ciglioni 2) mi sto dilungando
troppo 3) non posso parlare proprio di tutto, tutto.
Il titolo, quello sì però, ve lo svelo:
Piovo.
Concludendo (come diceva Mike con la Bocchino) lascioVi
una serie di chiusure classiche da recensione, scegliete
quella che più Vi aggrada: 1) Consigliato.
2) Da avere. 3) Da ascoltare. 4) Notevole. 5) Bravi.
6) Bis. 7) Assaggialo. 8) Catturatelo. 9) Imperdibile.
10) Impossibile ignorarlo. 11) Eccolo. 12) Raccomandato.
13) Lottizzato. 14) Non restatene immuni 15) ...e
il naufragar mè dolce in questo Laghetto.
(Diego Accorsi)
recensione tratta
da taxi-driver
Iniziamo subito dai difetti: la carta usata
per confezionare il digipack è abbastanza
scadente e dopo un po' di "togli e metti"
si rompe. Fine dei difetti."Pocapocalisse"
è una bomba!! I Laghetto se la prendono con
tutti e le suonano a tutti. Opera d'arte è
"Lebbra Is The Reason" in cui i nostri
eroi se la prendono con la Fallaci (che, come sottolineano
giustamente i Laghetto, deve morire). Ed ecco altri
bersagli: i giornalisti musicali, Avril Lavigne,
la società, noi stessi. Quindi dopo "L'Uomo
Pera" la band ha preparato per il proprio pubblico
nuovi, grandi, classici. Al di là dei testi
(comunque fondamentali), la musica è sempre
il solito post-hardcore delirante, aggressivo, destrutturante
e strutturato. Come se inserire riflessioni post-rock,
urgenza hardcore, delirio postcore fosse la cosa
più naturale del mondo. L'effetto sorpresa
del precedente è stato replicato anche in
questo "Pocapocalisse". Se non siete ancora
convinti del valore della band basta farsi convincere
dallo sticker in copertina: "Che roba ti piace?
Ecco, fanno quello." In Italia è ormai
un nome fondamentale. A quando la conquista del
mondo???
recensione
tratta da movimenta
C'è anche una suite. Inizia con uno
sketch che racconta il nuovo disco di Laghetto alla
maniera delle recensioni professionali. Quindi se
tale recensione volete, vi rimandiamo "alla
cinque" per chiudere la faccenda. Per il resto
è un nuovo passo in questa specie di work
in progress che dovrebbe portare Laghetto, ammesso
che già non sia, ad una revisione del sistema
comunicativo di base legato a quello che chi ha
immaginazione chiama ancora "rock", questo
intruglio di heavy metal (più che in passato),
hardcore (meno che in passato) e noise americano
(più o meno come in passato) che ne rappresenta
la declinazione più reale di un suono che
è diventato talmente fighetto da giustificare
l'esistenza della band a prescindere dalla musica
che propone. (e non è certo colpa loro se
la musica non è più buona né
tantomeno se abbiamo perso interesse in tutta la
faccenda). E nonostante i numerosi attacchi frontali
un po' grotteschi un po' oltre un po' parossistici
un po' svilenti della band e delle liriche di Nico,
la musica che Laghetto propone è ancora la
cosa a cui occorre prestare più attenzione.
Basta da sola a farti sognare di un'epoca in cui
ancora era questa la roba da ascoltare. Suona come
la sensazione di essersi persi per strada o come
l'ultimo avvertimento a qualche pecorella smarrita,
sul genere listen and repeat, o come uno dei grandi
dischi del nostro tempo, ancora una volta e forse
per il resto della settimana/mese/decennio.Vedere
alla voce Semantics, per tutto quel che rimane da
dire a riguardo e che in questo particolare momento
non abbiamo cuore o capacità o voglia di
dire.
recensione tratta
da rockon
Rock e noise e post hardcore e flusso di
parole e follia libera e ancora rock più
influenze varie ed eventuali, slegate da una qualsiasi
logica apparente che non sia quella del totale rigetto
per ogni componente di un certo sistema, reale e
grottesco, pesante e paradossale come la musica
dei Laghetto. Progetto che ora come ora ha ancora
bisogno di qualche perché, un po di
retrospettiva e non poca attenzione per essere colto
appieno. Forse una questione di abitudine, così
come con labitudine ci si prepara ogni giorno
ad una nuova propria, piccola, (poca)apocalisse
quotidiana. Forse si tratta solo di quanto sono
bravi a prenderci per il culo, che poi se guardi
bene sarebbe la stessa cosa. Per chi già
sa, la solita roba dellesordio "Sonate
in Bu minore per quattrocento scimmiette urlanti"
(colpevolmente, momentaneamente trascurato da noi
in sede di recensioni, ma che comunque potrebbe
tornarci utile in una retrospettiva sui dischi più
belli di inizio millennio), forse solo più
ripiegata su se stessa, più frontale, più
scontata e insieme più spiazzante, quindi
più contraddittoria, quindi più precisa
nel sbatterci in faccia comè ciò
che è attraverso ciò che non è,
più "suonate quello che vi pare basta
che lo suoniate" e in definitiva, per il momento,
lunica cosa che ci sentiamo di chiedere a
un certo tipo di MUSICA(?).
recensione
tratta da kronic
Sono sicuramente una delle band più
interessanti della scena hardcore bolognese. Arrivati
al loro secondo album i Laghetto sfoderano ancora
una volta uno stile sempre in bilico tra impegno,
ironia e potenza sonora. Sempre più perfezionato
risulta il songwriting che parte subito in quarta
già dal primo brano sulla scia dello stile
convulso di parecchie band post-core tra cui in
primis i Refused. Avril Lavigne apre
il disco con un consiglio La massa è
pirla: non seguirla. Ma gli episodi più
geniali sono la lettera ad Oriana Fallaci intitolata
Lebbra is the reason o la canzone palindroma
Hey Yeh. La parte centrale del disco
di Tuono Pettinato e soci si divide, come le opere
classiche, in quattro movimenti (adagio, andante,
allegro, pocoallegro), ed incomincia con la lettura
di una recensione del disco in questione su un vibrante
tappeto post-core. Il crescendo delle prime tre
tracce di questo lato b è davvero
imponente fino allapparente quiete di IV
movement not so funny, serious assai. La schizofrenia
e lanima ironica vanno di pari passo e sono
il marchio che i Laghetto hanno sempre impresso
sul loro hardcore. Il lato c del disco presenta
poi i pezzi più surreali del disco tra cui
Per unestinzione umana ecosostenibile
e lacustica Rosidalbosco libero.
Questo secondo disco dei Laghetto conferma la genialità
del quartetto bolognese che ravviva con avvincenti
note di colore la scena hc italica.
recensione tratta
da munnezza
E' già tempo di nuovo album per Tuono
Pettinato e compagni. Minchia quanto sono veloci
(prolifici, direbbe uno che volesse apparire professionale)
questi ragazzi, che a poco più di un anno
dall'acclamato "Sonate In Bu Minore Per Quattrocento
Scimmiette Urlanti" (recensione) buttano fuori
un altro lavoro su lunga distanza.
I Laghetto (band - come recita l'apposito adesivo
di presentazione - con ex membri di Beones, EON,
Seziona Lalieno, Wrong Choice, TheGangBangBand e
Amici del Mattino, per chi non lo sapesse) musicalmente
non si discostano troppo dalle precedenti prove
(siamo sempre tra noise e post-hardcore, stavolta
più vicini agli Unsane che non ai Refused),
ma rilanciano decisamente dal punto di vista lirico.
Se il liberatorio quanto scomposto grido contro
quella pseudo-intellettuale della Fallaci è
più che giustificato e comprensibile (di
questo passo tra un po' troveremo i comizi di Borghezio
trascritti nei libri di filosofia) e l'inno pro-Roberto
Dal Bosco fa sorridere, la traccia numero 5 (in
pratica, una recitazione di brani di loro recensioni!)
è espressione di pura genialità comica
e rappresenta appieno lo straordinario universo
denominato Laghetto.
recensione
tratta da rockit
I Laghetto urlano contro tutto e tutti, dalla
Fallaci ai calamari. Entrambi se ne sbattono, ma
questo è un altro discorso che pare non influire
sullincedere del loro post-HC pieno di trovate
simpatiche e simpaticone (Robi Dal Bosco libero
è una chicca in tal senso). I testi in italiano
giocano sulle parole, nella voglia di indagare la
saggezza che soggiace ai discorsi del giullare,
quasi a sperare che la cosiddetta pazzia sia sintomo
di più profondi livelli di comprensione.
E si avverte una sincera voglia di comunicare, come
se finalmente il punk avesse recuperato la voglia
di dire cose riflesse nei suoi trenta minuti. Ed
il fatto che a tratti si rifletta non fa che confermare
come i Laghetto, perlomeno, riescano a provocare
di più di molti ragazzini con le unghie smussate
dai luoghi comuni. Invettiva e inventiva quindi,
il tutto condito con capacità allaltezza
della situazione. La (finta) non accettazione della
propria natura umana messa in rabbia e poi in musica.
HC serrato, urlato, accartocciato e poi disteso
a mostrare le sue distorte superfici. Stereotipo
tirato a nuovo. Un disco da leggere, ed è
un complimento. Piacerà sicuramente a chi
adora queste sonorità (lasciatemi dare una
vaga coordinata per i passanti: Refused), e riconferma
un bel tassello della scena italica.
recensione tratta
da rocklab
Fondamentale in Laghetto è la comunicazione.
Detto questo, Pocapocalisse tempera musiche e testi
e riempie il disco di angoli. Potrebbe anche finire
qui la recensione di questo lavoro, poiché
lentità Laghetto è di per sé
il solito pastone di noise americano stile Refused,
molto hardcore che a volte non può non ricordare
i Fugazi (rimandiamo al giro di basso del Conguaglio
per eventuali disaccordi) e un po più
di metal che non fa mai male, destrutturato molto
più che in passato tanto da arrivare a scimmiottare
le composizioni in suite - quattro movimenti che
prendono le mosse da uno sketch a mo di auto-recensione
fino a lidi addirittura post hardcore, che non fanno
fatica ad approdare ad inquieti universi elettroacustici
e perfino a confini targati Dillinger Escape Plan.
Tutto il resto spetta alle parole, ed è ancora
da decidere se colpiscono più loro o la musica,
che di per sé è la cosa migliore che
poteva capitarci in Italia in ambito estremo. Poco
altro da aggiungere, se non che il lavoro secondo
di Laghetto è pura materia situazionista
e sfrontata (rimandiamo qui invece allinvettiva
di Lebbra Is The Reason), tanto da inserire addirittura
un violino in un contesto puramente hardcore. Piccolo
capolavoro e consiglio di acquisto IMMEDIATO.
recensione
tratta da
punkwave
Una band di nome Laghetto, da Bologna. Un genere
denominato ninja-core. Un precedente lavoro dal
titolo "Sonate In Bu Minore Per Quattrocento
Scimmiette Urlanti". A due anni di distanza,
un'uscita intitolata "Pocapocalisse",
licenziata da un'etichetta chiamata Donna Bavosa,
che li ha co-prodotti assieme ad altre etichette
indipendenti quali Shove, Smartz e Horror Vacui
Theatre. "Il disco definitivo da ascoltare
mentre si dà l'aspirapolvere". Cosà
lo definisce la casa discografica. Siete incuriositi
e siete già corsi a comprarlo giusto per
sfizio? Se cosà non fosse, proverò
a persuadervi in termini empirici. Ipotesi Il loro
suonoè un misto fra Fugazi, Refused, Botch
e Burst (periodo di "Conquest Writhe").
Il genere si potrebbe etichettare come noise post-hardcore.
Un sacco di concerti alle spalle, un demo, uno split
con i Magazine Du Kakao ed un promo omonimo, più
il contributo a varie compilation. Un simpatico
digipack, un po' fragilino, e un libretto a colori
con liriche in italiano (come il cantato) e in inglese,
o meglio, come dicono loro, "it comes into
a digipack tartufato CD with a 16 pages full color
booklet". Testi urlati, che accompagnano momenti
lenti, accelerazioni e decelerazioni, chitarre ruvide,
basso non troppo tonante ma nemmeno mimetizzato,
ed energica batteria. Un album diviso in tre ipotetici
lati, A, B e C. Pezzi come il tagliente "Avril
Lavigne", dove se la prendono con la massa
e con un suo tipico stereotipo. Oppure "Il
Conguaglio", che alterna fasi velocissime e
malate ad un tappeto calmo e ossessivo sul quale
una voce gridata e aggressiva si avvicenda ad un'altra
parlata. Tesi L'ennesimo gruppo hardcore giusto
con qualche sfumatura in più? Dimostrazione
Considero la terza traccia, "Lebbra Is The
Reason", contornata da una calda atmosfera
di chitarra e sintetizzatore, sopra alla quale una
comprensiva e formale voce legge un'eventuale lettera
alla pseudo-intellettuale Oriana Fallaci, ricca
di beffardi insulti, con schizzi di improvvisa furia
qua e là , per concludersi in un totale delirio
di malattie assurde (organi inutili usati come denti,
gibbo manifesto, enfiteusi di modesta origine).
Considero "Hey-Yeh", un vera e violenta
canzone palindroma in tutto per tutto. Considero
il lato B, un'unica canzone suddivisa in quattro
parti, di cui il primo tranquillo movimento rappresenta
la lettura di un'immaginaria recensione del CD stesso,
da parte di quella fascia di critici musicali "faciloni,
oggettivi e freddi, che riciclano sempre le stesse
frasi e le ricuciono secondo il caso". Il secondo
movimento, che parte con ritmo punk-eggiante per
dissolversi in una parte più calma, si lega
al terzo, più aggressivo e tipicamente hardcore,
entrambi attacchi al vivere passivo, e si scanna
sul finale con il fatto che ormai in una canzone
i testi non contano più ("Il testo di
una canzone non conta più un cazzo. Ma a
te che ti frega? Tanto puoi sempre chiamare tutto
questo un fottuto nonsense"). Il quarto e ultimo
movimento, un avvolgersi tormentoso e noise-eggiante
da due chitarre a tre chitarre. Passando al lato
C, si trova la parte surreale dei Laghetto. Il progetto
di "Per Un'Estinzione Umana Ecosostenibile"
("Digerire Il Proprio Corpo e Smaltirlo Ecocompatibilmente"),
o ancora "Robidalbosco Libero", una ballata
acustica dedicata al fotografo che lanciò
il treppiede contro il Presidente del Consiglio
Berlusconi ("Ma perché quando ce n'è
bisogno non c'ùè mai un'alabarda a
disposizione"), e per finire "Piovo",
impetuosa canzone hardcore, che si distingue per
la presenza del languido violino, che rende il finale
ed il testo piacevolmente malinconico (ma dato che
i Laghetto sono i Laghetto si rifanno dicendo "Che
cazzoè? Una canzone d'amore? Ho un ombrello
nel culo che si apre da sè"). Creativi
e insensati. Intelligenti e demenziali. Stimolanti
e devastanti. Sinceri e folli. Profondi e sguaiati.
Originali e irriverenti. Distruttivi e travolgenti.
Impegnati e ironici. Diversi e caotici. Saggi e
sarcastici. Non orecchiabili ma d'impatto. Chicca
finale, su ogni confezione di ciascun digipack,
c'è un adesivo diverso, con sopra frasi assurde
come "Negli anni '80 De Michelis se li ballava
troppo". No, non sono l'ennesimo gruppo, c.v.d.
"No handly numered copies, no marzapane fruits"
recensione tratta da radiosuicide
A distanza di due anni da "Sonate In
Bu Minore Per Quattrocento Scimmiette Urlanti"
ecco a voi "Pocapocalisse" secondo full
lenght della band. Questo folle gruppo bolognese
offre alle vostre miserabili orecchie un post hardcore
rabbioso, mischiato al noise con testi urlati fuori
dai denti che passano rapidamente dall'ironico -
demenziale all'incazzato (leggere l'invettiva contro
Oriana Fallaci in "Lebbra Is The Reason"
per credere). Ironia e rabbia sono, infatti, le
due vere componenti della band che pare non volersi
prendere troppo sul serio. I ragazzi però
dimostrano di saperci fare e mettono in piedi un
disco ottimamente concepito e strutturato, con una
curiosa tracklist suddivisa in tre lati: si parte
dal lato A dove trovano posto quattro tracce, tutte
molto tirate e violente in cui la folle vena del
gruppo non incontra ostacoli. La seconda parte è
suddivisa in quattro movimenti (adagio, andante,
allegro, pocoallegro), una sorta di opera hardcore
dalla potenza in crescendo che introduce l'ultimo
atto del disco composto da canzoni surreali e schizofreniche
(tutta da ascoltare la nona traccia "Per Un'Estinzione
Umana Ecosostenibile"). Se amate l'hardcore
e non conoscete ancora i Laghetto, vi consiglio
di correre subito ai ripari e di procurarvi "Pocapocalisse";
non ne resterete di certo delusi.
recensione
tratta da debaser
"La massa è pirla. Non seguirla"
Sono queste le ultime parole dell'opener "Avril
Lavigne". E questa dev'essere anche la filosofia
dei Laghetto. Staccarsi dal piattume di tutte quelle
band finto-depresse e (soprattutto) dal piattume
della ristagnante scena italiana.La band di Bologna,
dopo il fantastico debut album Sonate in Bu Minore
per 400 Scimmiette Urlanti, torna con il nuovo Pocapocalisse
(altro titolo geniale!). Che dire. Questi ragazzi
sono dei geniacci. Hanno dei testi a dir poco stupendi
nella loro comicità demenziale (ma questo
non vuol dire che sono per forza "leggeri").
E la parte musicale non è da meno.Noise,
Post-core, qualche spruzzatina di metal. Tutto suonato
con ottima padronanza degli strumenti e con un'originalità
superiore alla media. E in tutto questo trova pure
spazio una ballata per sola chitarra e voce in cui
viene esaltato Roberto Dal Bosco, il fotografo che
lanciò il treppiede contro il Silvio. Anche
se, come giustamente puntualizzano i Laghetto, "prova
a aggiustare la mira". Un disco ottimo, sia
per le nostre orecchie che per la scena italiana,
così povera di veri talenti. (Frank
The Rabbit)
recensione tratta
da sonicbands
Sono passati due anni dallesordio ufficiale
dei Laghetto, il gruppo Bolognese ricarica le batterie
e sforna un disco che trasuda violenza e verità
sociale.
Maggiormente maturo stilisticamente, mantiene intatto
limpatto e lirriverenza della band,
che propone testi che da ironici si fanno incazzati
ed una musica post punk dove intrecci di hardcore,
noise e indie si fondono ottimamente. Ancora una
volta linvolucro del disco (con una tracklist
divisa in tre lati) è ben congeniato.
Si parte forte, la prima parte del cd è violentissima
con Avril Lavigne, Hey Yeh
e Il Conguaglio, una sorta di omaggio
ai Refused più incazzati, sorpresa invece
con Lebbra is The Reason, una schizzofrenica
e giustificata missiva nei confronti della nota
scrittrice italiana Oriana Fallaci. La seconda parte
del disco si divide a sua volta in quattro movimenti
(adagio, andante, allegro, pocoallegro), dalla potenza
crescente e con in primo piano la componente di
follia che contraddistingue i Laghetto. Da segnalare
linteressante primo movimento pronto a sfottere
una certa frangia della critica musicale, leggendo
unipotetica recensione del loro stesso album.
Il lato C di Popapocalisse presenta
surreali tracce come Per unestinzione
umana ecosostenibile e Rosidalbosco
libero, una sorta di ballata divertente che
conquista al primo ascolto, per poi chiudere in
bellezza con la potenza di Provo. In
Italia probabilmente suonano il miglior hardcore,
quello con più gusto e personalità,
dove il loro essere pazzi musicisti mostra la forte
passione musicale della band. (FabioIgor
Tosi)
recensione
tratta da punkrockplanet
Altra prova su dischetto per i bolognesi
Laghetto, altra conferma ed altro ulteriore passo
in avanti rispetto al precedente "Sonate in
bù minore per 400 scimmiette urlanti".
Le conferme, dicevo: a partire dalla produzione,
incisiva, piena, precisa; fino all'artwork e al
concetto lirico che sta dietro al lavoro, in linea
con la bizzarria e la stravaganza già mostrata
in passato. Per quanto riguarda la musica, un consolidamento
di quello che già conoscevamo, una sorta
di post hard core che secondo me si sta avvicinando
ai gruppi d'oltreoceano ( alla Converge per intenderci),
e a proposito cito la bella "il conguaglio".
Ma c'è spazio pure per le sorprese e i cambi
di atmosfera, in particolare quando i nostri si
concedono alle melodie e al lato più romanticone,arpeggiato,
riflessivo, così come succede dal lato b
in poi (amaritudinis -il mostro) , per sfociare
poi in quello che rappresenta secondo me l'unione
delle due anime del gruppo: la conclusiva "Piovo".A
me è piaciuto, voi ascoltatelo per credere.
recensiona tratta
da radio
suicide
Sono tornati e più in forma che mai. Con
il solito carico di ironia nascosta dietro un'apparente
stupidità. Una forma estrema e satirica di
un post rock che non accetta rivali, e dopo "sonate
in bu minore per quattrocento scimmiette urlanti"
è giunto il momento di riflettere su questa
loro nuova creazione dal titolo "pocapocalisse".
Coproduzione che rispetto il precedente lavoro vede
scendere il numero di etichette coinvolte a 4, rispetto
al ben superiore numero del passato. 11 tracce che
si dividono, su tre lati (!!!) come è scritto
sulla track list. Ancora una volta decidono di mostrare
che non hanno voglia di essere seri, e che la loro
musica offre la visuale decadente di ciò
che ci circonda, con quella venatura cinica e distruttiva.
Una dichiarazione di guerra a quei valori decadenti
che infettano la società del giorno d'oggi.
Con questo nuovo disco confermano che i Laghetto
sono sempre più in forma, con il loro rock
tagliente e imprevedibile. Un dischetto di gran
classe!
Dimenticavo, se sapete che i Laghetto suonano vicino
casa vostra, non pensateci troppo e correte a vederli,
non ve ne pentirete!
recensione
tratta da staypunk
"una rivolta non violenta attraverso
una musica violenta", questo l'obiettivo (centrato)
del quartetto bolognese che ritorna alla carica
con un album psicolabile e devastante quanto il
precendente "sonate in bu minore". Spaziando
nei meandri del noise/post-hc, in un ipotetico punto
d'incontro tra vecchia e nuova scuola, i laghetto
giocano con nonsense ed una solo apparente idiozia
per affermare concetti importanti che dovrebbero
essere alla base della scena punk ma che si sono
ormai persi nel tempo.."non è possibile
che il testo di una canzone punk non conti più
niente", così scrivono e fedeli a questa
linea affrontano tematiche importanti talvolta nascondendosi
dietro il sarcasmo e malati giochi di parole. Un
album sincero, duro, concreto che tra un attacco
ad Oriana Fallacci (la riuscitissima "lebbra
is the reason") ed uno (o meglio più
di uno) al cavaliere regala pillole di saggezza
introspettiva, pezzi di poesia intrisi in una salsa
hardocore a ricordarci che "l'unica rivoluzione
possibile è quella interiore, l'unica necessaria
al proliferare di tutte le altre".
recensiona
tratta da punk
for fun
Dopo esser stato piacevolmente colpito dal
precedente Sonate in Bu Minore mi appresto all'
ascolto dell'ultima fatica di Tuono Pettinato &
Co. con un maggiore senso critico , sicuro di trovarmi
di nuovo completamente spiazzato all'ascolto. Che
vi piaccia o no,i Laghetto possono essere definiti
degli anarchici del suono pronti a farsi gioco dell'attuale
scena musicale rompendo qualsiasi schema prefissato.
I testi, frutto di qualche mente malata e apparentemente
senza senso,vogliono essere un modo originale per
lanciare un messaggio forte contro l'industria della
musica ed una società che soffoca la propria
libertà di espressione. La musica vede fusi
in sè elementi tipici del post hc di scuola
Refused caratterizzati da continui cambi di tempo
ed una struttura dei pezzi 100% aperta alla sperimentazione;
noise a go-go ed un pizzico di elettronica. Un mix
di sonorità , che come dicono loro stessi
nel divertente preludio della quinta traccia, lascerà
perplessi i fans dell' ultima ora ma dopo una serie
di ascolti potrebbe affascinare chi riesce a non
farsi imprigionare dagli stereotipi esistenti.
recensione
tratta da emotional
flashback
Continua il delirio dei bolognesi Laghetto,
che col nuovo "Pocapocalisse" fanno altri
dieci passi avanti verso la totale follia compositiva
(solo quella?). Il trio propone una miscela di abrasivo
hardcore contaminato da un noise schizofrenico che
raggiunge il suo delirio totale nei quattro movimenti
che compongono il lato b (???) del cd. Per il resto
aleggia l'onnipresente senso di presaperilculo,
forti di una grande autoironia, a partire dalle
canzoni (Avril Lavigne, Lebbra is the reason, Per
un'estinzione umana ecosostenibile) fino al packaging
(sulla busta del cd c'è l'adesivo "ad
ottobre su sky"). Semplicemente geniali. Da
avere.
recensione tratta
da liverock
e
theskiesarefullofwine
Se sei triste di questItalietta tutta jazzettini
e legnosi panc fanc: Pocapocalisse. Tutto il resto
annoia. I tre architetti anarchici del suono scolpiscono
nel marmo digitale undici anthem hc contaminato
noise con semi di presaperilculo. Chitarre rifiuto
cartonate metallo. Voci doppie e triple urlanti
cannibalismo. Bassi coi baffi un metro e novanta.
Sangue e latte alle ginocchia sbucciate. Violenza
a basso costo, monnezza, turpiloquio, nichilismo
autistico, demenza casalinga, centrifughe a velocità
di fuga prossima allinfinito. Qualcosa che
fa male. Qualcosa che non sai capire. Un terzo al
progresso. Un terzo alla Coppa Del Nonno. Ritmo
e velocità. I Melvins lanciati a 200 allora
accompagnati dagli Unsane sbrindellano a martellate
i Refused col la benedizione di San Freak Antoni.
C'è una parola che mi sfugge. Come si scrive
nonsense in italiano. Definitivi.
recensione
tratta da tutti
morimmo a stento n.9
L'avevamo annunciato ed eccolo qui: come
direbbero loro fuori prestissimo, fuori moltissimo!
il nuovo affascinante cd dei laghetto di bologna,
Pocapocalisse... naturale conseguimento dell'ottimo
Sonate in Bu minore (recensito entusiasticamente
ovunque) i Laghetto sono tornati ancora più
folli e tamarri di prima a deliziarci con il loro
personalissimo post-hardcore/punk intriso di noise,
post-rock, e tantissime trovate geniali e con uno
stile che abbinato a testi folli, quasi sempre urlati
in faccia, e che miscelano cruda realtà ad
un forte e geniale senso dell'umore, nichilismo,
filosofia e macabra follia, ne fanno veramente una
band unica nel panorama nazionale. 11 brani, tra
cui è impossibile non citare almeno la favolosa
"il conguaglio", la folle "lebbra
is the reason" (invettiva totalmente egiustamente
dedicata a nazi oriana fallaci), "Avril Lavigne"
e la genialità di "Per un'estinzione
umana ecosostenibile", "Piovo" o
la folle concept song, suddivisa in 4 brani, tutte
accompagnate da testi, foto e splendide frasi e
commenti nel book. I 3 architetti anarchici, costruttori
di suono, confezionano ancora una voltaun album
con i controcazzi, di puro genio e pura follia!
da avere a tutti i costi!
recensione tratta
da Nooz
"Tipica irruenza tampa" recita
l'adesivo sulla copertina di questo disco di cui
non m'aspettavo l'uscita. Probabilmente sarà
un qualcosa da ninja (i nostri cari infatti si definivano
un tempo ninjacore)
o qualcosa in relazione
ai tampax
? Non mi è dato saperlo, ma,
alla fine, se ci rifletto... non me ne frega nemmeno
poi molto. Passiamo alla sostanza! Ninja hardcore
funambolico in stile laghetto e testi sempre all'altezza
della soluzione
dopo Carla Bruni citata nel
precedente "sonate in bu minore per quattrocento
scimmiotte urlanti" stavolta è il turno
di 'Oriana Fallaci [brutta nazista di merda, devi
morire]' in Lebbra is the reason. (ah ah ah ah)
Vabbè, il disco in generale è leggermente
inferiore al precedente, però i laghetto
sono comunque una delle migliori formazioni HC contemporanee
in italia. Se proprio devo trovare un difetto rilevante,
questa volta è la copertina
un cartoncino
troppo leggero che già dal quarto ascolto
inizia lentamente ed inesorabilmente a smembrarsi
ma poi ci si accorge delle fake guitars del Tuono
Pettinato e si passa sopra a questa quisquilia.
recensione
tratta da StillBorn
..Enrico Tognazzi diceva di essere più
contento di leggere una critica negativa su di un
altro che una critica positiva su se stesso.. I
agree!Leggendo recensioni piene di sborra nei confronti
del quartetto bolognese m'ero fatto strane idee
sul loro ultimo disco Pocapocalisse.. poi un giorno
ricevo una telefonata di Giampiero (ancora lui!?)
e mi dice "uei! m'è arrivato per Stillborn
un pacchetto.. tali Laghetto" ed io dinanzi
a cotanta rima telefonica rispondo "embè?
..ma tu non facevi più parte di Stillbornzz?"
e lui mi risponde "..domani te lo porto".
A questo punto mi ritrovo un cd colorato con sopra
l'adesivo "dai un passaggio alla sicurezza",
tutto digipackatto, tutto origgginale, tutto tutto,
niente niente.. eppoi mi domando "ma sarà
questo il capolavoro che tanti personaggi del mondo
della critica musicale vanno blaterando nelle loro
blatere?" (qualcuno di voi avrà già
capito come va a finire 'st'articolo.. ihih) ..non
mi resta che inserire il dischetto nell'apposito
lettore di materiale sonoro predisposto a farne
ascoltare il contenuto (di esso) e giudicare (giudicare..
giudicare.. ah ah ah..) ..ma cazz, argh!, porc,
me tapin, vafncl, diocan, ort, irgh!, piezzemerd,
bastrd, h! ..mi hanno preso in giro! noooo! mi hanno
turlupinato! non è un capolavoro! questo
disco è unammerda! irgh!Alùr, probably
questo dischetz non sarà una vera e propria
merda ma.. leggendo gli esaltati che si esaltano
esaltando le doti di questi 4 personaggi in canottiera
a costine mi ferisce non poco.. bstrd!!! ..praticamente
a livello musicale non c'è niente di originale..
è post-hardcore sentito e sentito (risentito
mai).. che poi vengono tirati in ballo nomi, cognomi
e indirizzi di gruppi che non hanno nulla a che
fare con questi qui.. che poi vengono tirati in
ballo generi, definizioni e stili che non hanno
nulla a che fare con questi qui (come se la quinta
canzone de 'sto disco non fosse servita a nulla
e probabilmente non è servita a niente e
quindi mi rendo conto che il testo della settima
canzone spiega che quello della quinta non è
servito a niente in quanto dice "che il testo
di una canzone non conta più a un cazzo"
e quindi, aggiungo io, tutti quanti non capiscono
un cazzo perché sono nati handicappati)..
che poi mi rendo conto che parlar male di questi
qui mi dispiace un pò e che non lo hanno
chiesto loro di essere esaltati da esaltati che
esaltano, ma non posso tirarmi indietro e quindi
confermo che ci troviamo di fronte a un disco di
normale post-hc rifiutato che probabilmente poteva
anche piacermi ma quella voce da Jovanotti urlante,
quel porsi da alternativo contro gli alternativi,
quell'atteggiamento che (pur non conoscendoli) si
fa percepire tra le parole mi fa apparire il gruppo
in questione molto antipatico.. li odio! ho deciso,
mi stanno sul cazzo! ..che poi più o meno
l'intero blocco Amaritudinis (il mostro) m'è
piaciuto.. che poi non è detto che ogni gruppo
bolognese che la mette leggermente sul non-senso-assurdo-bislacco
debba essere considerato geniale.. però una
frase è spettacolare e forse anche l'unico
abbaglio geniale che si può cogliere lungo
i 30 minuti di questo cd: "riprendendo gli
esperimenti stockhaunesiani.. di tanti anni fa!"
..quel "di tanti anni fa" è geniale,
essì che ho gradito quell'abbaglio, quell'attimo
di genio messo per iscritto e inciso su disco..
i miei complimenti andranno lì.. che poi
per il resto è un disco che non mi prende
per niente e non è vero che tutti i gruppi
hc fanno canzoni coi testi "la mia ragazza
m'ha lasciato a me (voce e arpeggio puliti) / uccidi
il fottuto sistema (urla e riffoni distorti.. per
breve tempo.. prima del ritornello pulito..)"
..che poi un disco di 10 minuti con le sole 4 tracce
di Amaritudinis l'avrei gradito non poco.. comunque
consigliato se vi piace il classico post-hc infamante
con voce da regazzetto un po' jovannati e un po'
assurdo (che poi i testi di Jovanotti superano i
confini dell'assurdo!).. e non fatevi strani sogni
di capolavori musicali infamanti come è capitato
a me.. provare per credere! (Aiazzoneeeeee!!!!!!)
recensione tratta
da
KdCobain
Bologna hardcore school. La scena bolognese è
davvero ricca di valide band hardcore, tra queste
sicuramente i Laghetto fanno la loro parte. Dopo
una album schizofrenico ed energico come "Sonate
in bu minore per quattrocento scimmiette urlanti",
i Laghetto continuano nella loro ricerca di spericolati
archetipi post-hc. Undici brani cantati in italiano
che sfoderano il vero spirito hardcore con grinta
rabbia ed ironia.Si parte con "Avril Lavigne"
dove la pazzia rasenta l'estro dei Dillinger Escape
Plan. Ma uno degli esempi più lampanti della
genialità di questa band è sicuramente
rappresentato da "Lebbra is the reason",
che suona come un'ipotetica lettera ambivalente
ad Oriana Fallaci. Il brano palindromo "Hey-yeh"
introduce la seconda parte del disco in cui nella
traccia "I movimento - adagio" un tappeto
di delay supporta una recensione parlata del'album
e della band.Come in un disco di musica classica
si alternano anche un secondo, un terzo ed un quarto
movimento, che scandiscono una sorta di opera hardcore
tra cambi di ritmo e stop'n'go. La terza parte del
disco denominata "lato c", contiene forse
l'anima più schizofrenica dei Laghetto, ben
descritta dal brano "Per un'estinzione umana
ecosostenibile". Un lento intitolato "Robi
Dal bosco libero" esprime solidarietà
a quel fotografo che scagliò il trepiede
contro il Presidente del Consiglio qualche mese
fa e "Piovo" chiude il disco con un hardcore
lineare ma pur sempre targato Laghetto.