recensione tratta da
kombuchaboy
Per quanto riguarda i Laghetto ho avuto modo di
ascoltare non solo i 4 pezzi dello "Split"
ma le restanti canzoni del loro album di debutto
(credo omonimo). Inutile parlare delle singolarità,
i quattro pezzi dello Split non danno l'idea di
quello che è veramente l'idea Laghetto, l'ascolto
di più canzoni da una misura del concetto:
idee malsane, liriche
pseudo-paranoiche, aperture originali, temi profondi
alternati a momenti più leggeri quasi nello
stile trash-demenziale, il tutto cantato in italiano.
Una sorta di crossover che si innesta in qualche
modo al rock, che apre all'hardcore per certi ritornelli
aggressivi che si rifà al noise.Sinceramente
ho apprezzato più pezzi come "Zucca
^2", Uomo Pera" che mi hanno letterarmente
spiazzato poi conquistato. Fanno parte di una cultura
diversa da tutte le band italiane, si propongono
in modo "frivolo" ma dietro c'è
di più. La Loudblast ci crede e ci credo
anche io. lARGO ALLE INFILTRAZIONI SONORE! (Anger)
recensione tratta da Munnezza
Sono di Bologna e hanno fatto un gran bel mini-cd
autoprodotto: sappiamo ben poche altre cose circa
gli artefici di questo misterioso progetto musicale,
tre ragazzi con la passione per i suoni decisi e potenti.
E anche se potrei comodamente chiudere il discorso
etichettandoli come (ottimi) cloni dei Refused (in
fondo loro autodefiniscono la loro musica "PostRefusedHardCore"...),
la cosa, credetemi, risulterebbe alquanto riduttiva.
Nelle quattro tracce proposte (una più coinvolgente
dell'altra) è facile sentire i diversi stimoli sonori
che hanno influenzato i Laghetto: se la musica si
basa su un new school hc/metal noise molto pesante,
nel quale si fondono echi della nuova scena di New
York ed hardcore furioso vecchia maniera (insomma,
un apocalittico "post-tutto di inizio ultimo millennio"
- uhhh, che roba...! - ndAOB), il cantato (composto
da due voci, una "megafonata" e l'altra che alterna
disperazione e urla a passaggi "puliti" e quasi "recitati")
in certi punti richiama subito alla mente l'inconfodibile
stile del tradizionale old school hc all'italiana.
L'uso della batteria, invece, sposta ancora più in
là i confini del loro ricco sound, e contribuisce
ad evidenziare tutto l'amore che la band nutre per
un certo tipo di crossover/nu metal e per la sperimentazione.
Più pessimisti, per quanto possibile, del seminale
gruppo scandinavo, ma anche più ironici e per nulla
"elettronici" rispetto a questi, le somiglianze dei
Laghetto alla band di Sandstrom e Lyxzen insistono
più che altro sull'estrema energia riversata nei singoli
brani, su quei particolari urletti, su certe affascinanti
atmosfere noise-core e su quegli spunti "circolari"
di basso e chitarra, tutti elementi che hanno reso
leggendario l'ormai sciolto (sigh!) quartetto svedese.
Particolare menzione per i testi (in italiano, compresi
nell'"inlay card"), oscuri e criptici, insani e spesso
illogici, che sottolineano il disagio esistenziale
quotidiano dell'uomo, anche e soprattutto attraverso
una visione ironica, caustica e disincatata della
vita moderna. Aspetto solo di risentirli sulla "lunga
distanza" (se ne avrò la possibilità) per avere un'ulteriore,
e a quel punto definitiva, conferma della loro estrema
bravura. Voi invece, se avete amato alla follia un
disco come "The Shape Of Punk To Come", e/o masticate
con gusto uno o più generi e tendenze sopracitate,
non dovreste farvi scappare questo dischetto.
recensione tratta da
subrock
Terza uscita dell'interessante progetto Split cd
nella neonata ma attivissima, in campo crossover/Nu
metal, Loudblast records.ILaghetto, ottima band di
Hardcore new school,a piu voci, come da loro stessi
dichiarato, le influenze viaggiano traRefused e Sottopressione.Degne
di nota "Slow burn", dal riff claustrofobico,
con un buon uso diflanger, e l'ultima "La seconda
volta", devastante brano, con inframezzi composto
da tranquilli arpeggi con sottofondoo distorto e un
buon giro dibasso, anche qui flanger ovunque. Per
i Laghetto solo 4 pezzi, uno in menodei Magazine du
Kakao.Nello scontro tra le due band, nessuno esce
vincitore, troppo diversi igeneri, troppo diverse
le band, e pure una canzone in meno per i Laghetto,
sicuramenti piu grezzi.Forse alle nostre orecchie
risultano piu familiari i suoni della secondaband,
senza cmq nulla togliere ai Magazine du Kakao, piu
"raffinati", se mipassate il termine.
recensione tratta da
rockon.it
Note positive anche per i Laghetto, sicuramente originali
sia nel suono chenei testi. La scelta del cantanto
cosi' tanto filtrato (stile megafono)potrebbe far
storcere il naso ai piu', ma dopo aver fatto l'orecchio
lo sicomincia ad apprezzare, magari come elemento
di originalita', anche sedifficilmente si riescono
a capire i loro testi in italiano (anche se moltointeressanti
ed espliciti) dai primi ascolti. La loro parte del
cd partecon "il sospiro della specie" che
sembra un po' il marchio di fabbrica deiLaghetto con
le voci distorte e il cantato ripetuto uniti a sound
corposoche potremmo definire un new hardcore, vicino
sicuramente a gruppi come snapcase. Ottima "sverniciatore"
(anche il titolo niente male!), peccatoche all'iniziocon
una specie di recitazione del testo vengano fuori
idifetti sopracitati. "Slow Burn" ha un
groove molto interessante e laconclusiva "la
seconda volta" aggiunge un tocco rock al cd con
la lunga einteressante session sonora: bellissima!
Sicuramente da loro ci aspettiamomolto dalle esibizioni
live anche se i 4 brani (di cui 1 strumentale)sembrano
troppo pochi per dare un giudizio su questo gruppo
che pero'dimostra di avere buone carte su cui giocare.
Clicca qui per poterscaricare un paio brani dei laghetto...
recensione tratta da indiemovement
I Laghetto sono tre ragazzi di Bologna che si divertono
a spaccare letteralmente i culi a destra e a manca,
mischiando hardcore old school a quello new school,
sfruttando a modo passaggi nu-metal, senza mai cadere
nel banale o nello scontato anche per quanto riguarda
le tematiche affrontate nei testi: ditemi voi se un
titolo come "La seconda volta che incontrai il
Presidente dello Space Lab" non è pazzesco!"Sverniciatore"
ha un nonsochè di groove violento il quale
ti trasporta prepotentemente in ambiti noise, inoltre
il suono secco del basso contribuisce a dare quella
vena quasi industrial al brano; viene proprio voglia
di continuare ad ascoltare i Laghetto soprattutto
quando sfornano concentrati di drum'n'bass e HC-numetal
in brani come "Slowburn", dove ad un certo
punto viene lanciato un messaggio del tipo "a
Frascati la vita è molto sana
" e
tutto si rallenta nervosamente come se da un momento
all'altro dovesse succedere qualcosa di grave: invece
nulla, la fine viene decretata con la frase "con
gli anni vengono i malanni", e il pezzo si chiude
in maniera più che orgogliosa. Non ho dubbi
che i Laghetto dal vivo dovrebbe essere una di quelle
band da non perdere e,come si suol dire, "a buon
intenditor poche parole
" VOTO: 7/8
Recensione tratta da
Noize
Ambito diverso per i Laghetto, autori di quattro
pezzi fra il post-hardcore e il noise parecchio allucinati.
L'unico gruppo accostabile che mi viene in mente è
quello degli Helmet ma comunque mi rendo conto che
può essere un paragone fuorviante perchè
i Laghetto riescono ad essere molto personali con
uno strano senso dello humor (o pazzia pura per quanto
mi riguarda!!). Ritmiche lancinanti e sperimentazioni
varie condite da vocals ora declamate ora urlate formano
il Laghetto sound (Laghetto sound?) che può
piacere o meno ma sicuramente colpisce nel segno.
Ottime comunque Sverniciatore e la conclusiva allucinata
La Seconda Volta.
recensione tratta da Rumore n.112 (maggio 2001)
Hanno capito tutto i Laghetto. Bella confezione e
buona anche la musica. energica, dura, e ottimanmente
suonata. la loro attitudine gira dalle parti del post-metal-core.
Quindi, mozzarelle putride che amate codesto genere,
contattateli e cacciate la lira. (Zombiekid)!
recensione tratta da www.frayrecords.com
Ed ecco giungere i Laghetto da Bologna!!! Nome a
parte questo trio bolognese ci propone del poderoso
hardcore/noise alla Refused (di cui dal vivo propongono
anche la cover New Noise), differenziati, oltre che
dal mancato aiuto elettronico, per le liriche in Italiano.
Ottima l’idea di incidere due voci una limpida ed
una megafonata che arriva a diventare urlata negli
stacchi dei ritornelli quasi “architettonici” alla
Helmet. Musicalmente intelligenti (cosa non facile
di questi tempi), con un sound molto particolare che
può ricordare le ultime cose degli Snapcase, il tutto
condito da una vena umoristica e da una certa profondità
delineata dai testi che sottolineano un disagio quotidiano
nei confronti della vita… "la morte non mi ha toccato:
sono nato morto. E ora ne ho le prove." Dal vivo il
3 Aprile al Mulligan’s. (David)
recensione tratta da www.movimenta.com
I Laghetto sono cio' di piu' interessante mi sia
capitato di ascoltare negli ultimi tempi ! Essi seguono
le orme di un certo hardcore evoluto che ha visto
come maggiori rappresentanti bands come Refused,Snapcase...
Il loro stile è un unione particolare di rabbia e
intelligenza: Due voci, una pulita ed una effettata
stile megafono, testi in italiano molto profondi che
raccontano le amarezze della vita, e canzoni chiare,
lineari e dirette, senza troppe banalità... Il lavoro
è contraddistinto dalle ottime idee che proiettano
la band in un suono nuovo e pieno di freschezza, senza
cadere mai in stereotipi di genere.. VOTO: 7 + (disco
della settimana dal 23.04.01 al 1.05.01)
recensione tratta da ID-BOX
i Laghetto propinano un crossover potente in Italiano
ben amalgamato a sfilacciature funky. Si parte con
la potenza e la condanna de "Il Sospiro Della
Specie", per poi giungere alla bellissima ritmicità
di "Sverniciatore" (il brano sicuramente
più riuscito) che mi fa pensare ai Fluxus di
"Pura Lana Vergine". Chiudono il cd "Slow
Burn" sull' onda degli Incubus, e la strumentale
e riflessiva "La Seconda Volta" con le sue
splendide melodie di chitarra. In definitiva, un split
interessante con due band che osano in territori diversi
riuscendo a sfuggire al parossismo dell' inutile e
sbiadito, ma anzi gettando colore nuovo su spazi già
pieni di inettitudine.
Recensione tratta da Silent Scream
I Laghetto invece partono dal noise-rock (il riferimento
ai primi Helmet è quantom eno inevitabile),
ne aumentano il volume e la frenesia, lo deteriorano
in un frastornante e fragoroso insieme di gesti musicali
fuori misura, arrivando a sposarlo perfino con certi
umori hardcore. La sequenza di frasi minimaliste urlate/declamate/filtrate,
le improvvise sortite atonali della chitarra, la produzione
(volutamente?) grezzissima contribuiscono a rendere
poco accessibile la loro proposta musicale, anche
se (proprio per questo) estremamente genuina. Indipendentemente
dal fatto che si prediliga il ricercato assalto sonoro
dei Magazine Du Kakao oppure lo stridente baccano
distorto dei Laghetto, lo split-cd in questione (come
d'altronde i due precedenti) è volto a fotografare
l'attuale scena rock italiana (che si tratti di hardcore,
di nu-metal o di noise questo è un particolare
assolutamente irrilevante) e offre una preziosa risorsa
che probabilmente verrà apprezzata maggiormente
nel futuro, come una sincera istantanea di quello
che è st ato
recensione tratta da Rotten
to the core n. 3
Non so proprio come definire il genere dei Laghetto.
Potrei salvarmi con la parola crossover, ma non sarebbe
abbastanza completa. O ancora hc new school, ma davvero
non basta. I Laghetto sono un concentrato di malattia
di mente e 'dolcezza' che viene tradotto in musica
attraverso musiche stoner-psico-noise e liriche profonde:
'senti il sospiro della specie/il mio volto con le
rughe è un vinile rovinato/stessi solchi, stesse note,
mille volte l'ho ascoltato/il DNA è un acido invece'.
Il mcd è confezionato in 4 colori diversi(blu, giallo,
fucsia e nero, se non erro)in diy style. Teneteli
d'occhio.
recensione tratta da Rocksound n°38 (giugno 2001)
Attuali e convincenti i Laghetto, che si avvicinano
al new metal. Compatti ed aggressivi, con qualche
reminiscenza dei Metallica, una bella e minimale confezione
hand-made, ritmiche incessanti e chitarre distorte;
l'impressione però è che si limitino
ad esegiure il compitino bene e senza errori, ma non
vadano oltre. Anche se c'è il sospetto che
avrebbero le capacità di dare di più.
(Panna)
recensione tratta da babylon
Veniamo ai Laghetto, band dal nome-trappola. Noise-noise-noise,
non aspettatevi nessuna band da favoletta, non approcciate
alla loro musica in modo frivolo, o i vostri padiglioni
auricolari potrebbero risentirne parecchio. Strutture
quadrate e on-your-face, reminiscenze degli Helmet
e degli Unsane, un alternanza tra parlato e cantato-urlato
megafonato, dissonante, disturbante; frustrazione
e nervosismo ai limiti del sopportabile, incarnati
in incudini sonore potenti e taglienti. Sfortunatamente,
secondo mio modesto parere, la produzione dei Laghetto
non rende sufficiente giustizia alle potenzialità
delle quattro canzoni che ci propongono, ma traspare
comunque una discreta quantità di idee che,
in futuro, saranno sviluppate al meglio. Se vi piace
comunque il noise, apprezzerete sicuramente di più
i Laghetto, ma mi conterrò in sede di giudizio,
perché le loro "Il Sospiro Della Specie",
"Sverniciatore", "Slow Burn" e
"La Seconda Volta" mi hanno convinto solo
a tratti. L'ennesima sfida della Loudblast è
stata lanciata...
recensione tratta da metalwillneverdie
I Laghetto, d'altra parte, sono praticamente un gruppo
di epigoni dei primi Helmet (questo nome sta tornando
parecchio
sarà che sono i migliori),
solo un pelo più punk. Dei due, francamente,
preferisco i secondi: la struttura sobria delle canzoni
e la produzione grezzissima del tutto li rendono interessantissimi
sotto molti punti di vista, anche se si sente lontano
un miglio la poca dimestichezza nello scrivere canzoni.
Cosa che potrebbero imparare dai Magazine Du Kakao,
in procinto di far uscire il loro primo lavoro; il
problema di questo gruppo, però, è quello
di suonare troppo pesanti emotivamente. Volendo immaginare
un quid pro quo, a loro farebbe bene imparare dai
Laghetto la snellezza delle strutture, la parsimonia
nell'usare il canto (debolezza, rispetto ad un assalto
strumentale a 360°, fornito anche di un buon numero
di effetti) e l'indipendenza dalla melodia -specie
l'indipendenza dall'impostazione alla Pelù,
che mal si mischia ad un suono con i controcazzi.
Ho inoltre la certezza (e non datemi del bacchettone
ecc.) che se entrambi i gruppi usassero l'inglese
per i testi avrebbero molte più carte da giocarsi.
Siamo sempre alle solite: la scelta è sempre
coraggiosa, ma poche volte si rivela efficace.
recensione tratta da www.toast.it
Brani "pesanti" - cossover estremo - noise h.c. da
brivido - troppa paranoia per i nostri gusti - una
nota di merito per il brano di chiusura "la seconda
volta che..." e-mail: laghetto@antisocial.com (voto:
6 pieno)